mercoledì 28 gennaio 2009

I'm a believer

Tito Livio [...] tende a porre l'accento più sull'uomo e sul significato ideale dei fatti, che non sulla loro documentata ricostruzione: ecco allora che spesso narra leggende, superstizioni e credenze fantasiose, che tuttavia avrebbero, dal suo punto di vista, orientato gli avvenimenti nella precisa direzione che assunsero. Nella prefazione confessa apertamente di cercare rifugio e consolazione in un passato storicamente edificante soprattutto per allontanarsi dalla drammatica crisi presente.

Significa che Livio, accortosi che la sua epoca faceva schifo, si era consolato col valore che lui stesso aveva dato alle epoche passate. Ottimista a tutti i costi. Pensandoci bene, mica me la sento di criticarlo: tutti hanno bisogno di credere in qualcosa di più. Io, per esempio, credo nelle pubblicità dei superalcolici. Sembra impossibile ma è vero-extra-quonam.

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