domenica 24 maggio 2009

What's new, pussycat?

Schrodinger's cat has never been so... mh... graphic.

mercoledì 4 marzo 2009

Il teorema del fratello

Al mondo ci sono due tipi di persone: quelle che mi dicono che mio fratello è brutto e quelle che mi dicono che io e mio fratello siamo uguali. In mezzo ci sono io, che applico la proprietà transitiva e bestemmio Mendel e l'ereditarietà genetica.

martedì 3 marzo 2009

Exhibit(ionism)

- Sei il migliore del corso.
- Puoi dirlo forte.
- E' da studenti bravi come te che si vede il duro lavoro dell'insegnante.
- Oh, certo, tutto merito tuo. Sono il tuo capolavoro.
- Yeah you are.
- Tu sei Michelangielo e io la Pietà.
- Diciamo che io sono Piero Manzoni e tu la merda d'artista.

lunedì 2 marzo 2009

E non chiedetemi perché,

le domande che cominciano con un perché sono le più stupide che possiate fare. L'universo non è retto dall'ordine, dalla giustizia, dalla meritocrazia o dal Codacons ma dal caos, ed ecco perché succede tutto quello che succede. I come sono molto più interessanti dei perché: che le cose vadano a puttane è comprensibile, ma alle volte vanno a puttane in una maniera talmente elaborata da lasciarti stordito come un vecchio pugile. A quel punto l'unica cosa da fare per smettere di prendere a testate il muro è andare a puttane anche tu.

mercoledì 25 febbraio 2009

martedì 24 febbraio 2009

More redheads, please.

Qualche anno fa andai in vacanza in Calabria e incontrai una ragazza di nome Laura. Capelli rossi, occhi verdi e lentiggini, sarcasmo pungente e battuta pronta. Sarebbe stata perfetta escludendo il fatto che mi odiava a morte. Tra di noi era battaglia aperta, un turbinio senza fine di insulti a madri e sorelle, solo che mentre per me era un flirt (espressione del desiderio di infilarle la lingua giù per l'apparato digerente) per lei era odio sincero (espressione del desiderio di vedermi appeso a un lampione per i capezzoli). Così, mentre la corteggiavo senza posa (supponendo che le allusioni alla lobotomia contino come corteggiamento), lei si mise con uno che per piacerle una sera aveva detto questo: "oh, sei fascista? Anch'io. I fascisti sono di sinistra, giusto?". E non pensate male, sto parlando di quattordicenni, a quell'età è o Che Guevara o Mussolini o Valentino Rossi. Il punto è che da questa esperienza ho imparato che... che bisogna... che quando devi... Beh, in effetti ho imparato solo che mi piacciono le rosse e le stronze. E a ben vedere non c'è nient'altro da imparare: a me basta sapere cosa cercare.

domenica 22 febbraio 2009

A mia difesa

Posso solo dire che le decisioni prese dopo l'una di notte non sono per niente ascrivibili alle mie facoltà mentali.

giovedì 19 febbraio 2009

Fondamentali

Quando giochi a scopone, se il tuo compagno anticipa una carta, non aspetti che passino tre turni per rimettergliela, lo fai subito, okay? E se sei il cartaro non sparigli prima degli avversari, e se giochi contro il cartaro non riapparigli e che dio ti aiuti se riapparigliando lasci scopa. E soprattutto non chiedi alla fine di ogni mano di giocare "che ogni denara vale un punto, come alla romana", okay? E' uscito che a Roma sanno pure giocare a carte, ora. Io le regole base ve le ho date, se fate un altro errore così vi stacco i pollici, okay? Okay.

martedì 17 febbraio 2009

N. Cessario

Qui lo posso dire: vivere è un bel macello. Tante volte vorrei che le cose andassero diversamente. Il fatto è che le cose vanno come devono andare: la realtà, diceva Hegel, è un continuo succedersi di momenti ciascuno dei quali rappresenta il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti. Fra tutte le possibilità che mi sono state offerte ho scelto quelle che mi hanno portato fin qui, e non avrebbe potuto essere altrimenti perché avevo già vissuto le esperienze che mi avrebbero condotto a scegliere così. E' tutto uno strano insieme di caso e cause, dove ciò che avviene per caso ci costringe a scegliere e a vivere eventi che influenzeranno le scelte successive dettate dai casi successivi. Forse scelte migliori avrebbero fatto di me una persona migliore, ma l'io che sono adesso è l'unico io che posso essere. Si riduce tutto al fatto che la vita non va come vuoi che vada o come è giusto che vada, ma come è necessario che vada. Saperlo non lo rende più facile da accettare.

domenica 15 febbraio 2009

E non provarci mai più (lo schiaffo come deterrente)

L'unico modo sicuro per togliersi dai piedi un idiota è infliggergli dolore fisico. La caratteristica fondamentale degli idioti è l'inconsapevolezza, la quale porta alla testarda convinzione di non essere idioti e di avere sempre ragione, quindi cercare di convincere un idiota a riconoscere la propria idiozia è inutile (non la riconoscerà mai), così come è inutile cercare di farlo sentire un idiota (non si sentirà mai tale), perciò tanto vale fargli male e sperare che smetta di rompere. Ovviamente questo si applica solo a quegli idioti che vi è possibile picchiare. Sì, è una vigliaccata, ma lasciatevi ricordare che non si può appiattire una categoria di persone su una definizione: siamo tutti diversi e veniamo trattati in modo diverso, se non lo accettate finirete per farvi picchiare da un idiota.

domenica 8 febbraio 2009

(L'ennesimo) Testamento biologico: un post conformista

La blogosfera è piena piena piena di testamenti biologici. Tutti che se la fanno sotto a chili dalla paura di rimanere in coma per decadi. Io neanche conosco qualcuno in stato comatoso, né conosco qualcuno che conosce qualcuno in stato comatoso, o forse sì ma non me l'ha detto e allora non conta; il punto è che non avendo mai avuto esperienze di questo genere per me la questione è tutta teoria. Ebbene, la mia teoria è questa: casomai finissi ridotto a un corpo inerme che per vivere ha bisogno di macchinari, privo di emozioni e pensieri, fatemi quello che vi pare. Tanto dubito che a me, a quel punto, fregherà più qualcosa.

sabato 7 febbraio 2009

In fondo al mar!

- Venerdì ho una festa in maschera, tema: il mare. Consigli per il vestito?
- Ariel?
- Hai idea di quante Ariel ci saranno?
- La sirenetta di Copenaghen?
- Dovrei stare seduta tutto il tempo.
- Ce l'ho, ce l'ho: Ursula!
- Affogati.

mercoledì 4 febbraio 2009

The New Yorker pt. 2

Per qualche motivo, quando penso a New York la prima cosa che mi viene in mente è l'acqua frizzante. Era talmente frizzante che quando prendevo il bicchiere sentivo le bolle saltarmi sulla mano. Passo due settimane in una delle città più famose del mondo e quello che mi colpisce di più è l'acqua smoderatamente frizzante. Forse è meglio che non tragga conclusioni.

Un'altra cosa che mi ricordo chiaramente è che appena dopo avere speso 300 dollari per un iPod touch non mi sono degnato di buttare una moneta a un tizio senza le gambe sdraiato sul marciapiede. Sul momento ho pensato a Oscar Wilde ("lo schiavista gentile è il peggiore perché impedisce agli schiavi di capire la mostruosità della loro condizione", o grosso modo così), poi ho pensato di essere una merda. Poscia ho pensato che per essere coerente avrei dovuto portare questo sentimento al suo estremo e redimermi dal mio egoismo dando tutti i soldi che ho ai barboni e trasformando casa mia in un centro sociale o una mensa per senzatetto. Infine ho pensato che io e la coerenza siamo come il gelato e il ketchup, al che ho serenamente smesso di preoccuparmi.

Al momento in cui vi scrivo, l'iPod touch provvede a incasinarmi quotidianamente l'apparato uditivo, casa mia non è diventata un centro sociale e il tizio senza gambe, per quanto ne so, è ancora senza gambe.

martedì 3 febbraio 2009

Balsorano Open

Uno sport mi piace solo se chi lo pratica rischia di rimanerci. Non me ne frega una ceppa del gesto atletico eseguito alla perfezione: se non siete lì per farvi male potete anche tornare a casa, dopati. Ogni tanto però salta fuori un'eccezione, tipo l'altro ieri quando mi sono visto la finale degli Australian Open assieme a mio fratello. Salta fuori che io e mio fratello siamo affascinati dallo stesso colpo: il dritto a tutto braccio in risposta alla prima di servizio che l'avversario ti spara in bocca a Mach 3. Anzi, abbiamo deciso che la prossima volta che andiamo a giocare ci mettiamo lì a servire più forte che possiamo finché non riusciamo a fare un colpo di quelli. Le spediremo nella ionosfera, quelle palline.

domenica 1 febbraio 2009

The New Yorker

Tempo: Agosto 2008. Spazio: Staten Island ferry boat dock.

Bag: Guarda quello... Muffin e sigaretta alle 8 del mattino.
Io: La colazione dei campioni.

sabato 31 gennaio 2009

Ma li pagano?

Oggi ho visto un interessante servizio del Tg1 sugli sms d'amore. A un certo punto una giornalista ha detto che quelli che scrivono "ti amo" è più probabile che ti amino di quelli che non lo scrivono.

venerdì 30 gennaio 2009

Excusatio non petita

Io, in verità, non è che sia molto soddisfatto di questo blog. Non penso di avere le qualità che servono per essere bravi blogger (qualunque esse siano)(non ho idea di quali siano). Però ci provo lo stesso, per il motivo più banale dell'universo: per una ragazza.

Qualunque cosa succeda, è sempre per una ragazza.

giovedì 29 gennaio 2009

This is what you get when you mess with me

Tempo fa passai alla Galleria Sordi a Roma e trovai un banchetto di monaci tibetani che davano braccialetti colorati come quelli che si comprano dai marocchini. Necessitando di qualcuno che mi guardasse le spalle e ritenendo Buddha un candidato idoneo, pagai il pizzo e me ne feci mettere uno. Tempo di arrivare alla stazione Termini e si era già sciolto. Ma mica sciolto in modo da poterlo risistemare, sciolto proprio in maniera irrimediabile, in maniera che comunque lo riannodassi quello dopo un'ora si riscioglieva, manco avesse una volontà propria (una volontà propria di mandarmi affanculo, per l'esattezza). Quindi, visto che Buddha si rifiutava di aiutarmi, presi una sua statuina e l'impiccai col braccialetto a uno scaffale in camera mia:


E' probabile che in psicologia ci sia un termine specifico per cose come queste, tipo "violenza passivo-vendicativa", o "scemenza".

mercoledì 28 gennaio 2009

I'm a believer

Tito Livio [...] tende a porre l'accento più sull'uomo e sul significato ideale dei fatti, che non sulla loro documentata ricostruzione: ecco allora che spesso narra leggende, superstizioni e credenze fantasiose, che tuttavia avrebbero, dal suo punto di vista, orientato gli avvenimenti nella precisa direzione che assunsero. Nella prefazione confessa apertamente di cercare rifugio e consolazione in un passato storicamente edificante soprattutto per allontanarsi dalla drammatica crisi presente.

Significa che Livio, accortosi che la sua epoca faceva schifo, si era consolato col valore che lui stesso aveva dato alle epoche passate. Ottimista a tutti i costi. Pensandoci bene, mica me la sento di criticarlo: tutti hanno bisogno di credere in qualcosa di più. Io, per esempio, credo nelle pubblicità dei superalcolici. Sembra impossibile ma è vero-extra-quonam.

martedì 27 gennaio 2009

A word is dead

A word is dead
When it is said,
Some say.
I say it just
Begins to live
That day.
No, una parola non nasce quando la si pronuncia. Nasce quando la si pensa, e nella testa ti si forma un filo che la lega ad un'idea alla qual ritorni ogni volta che pensi a quella parola, aggiungendo dettagli, colori, significati. Questo è dare vita a una parola. Pronunciarla è solo buttarla nella mischia.

lunedì 26 gennaio 2009

Gli spahetti con gli asparagi sono buoni un casino

Leopardi mi piace perché penso di avere molte cose in comune con lui: l'infanzia trascorsa in ambiente bucolico, la delusione per l'ignoranza diffusa, i tentativi di fuga da una realtà quotidiana deprimente... L'unica differenza è che la di lui memoria è stata consegnata all'immortalità per l'immenso contributo dato alle patrie lettere; però rispetto a lui che era gobbo e cieco io sono alto 1 e 75 e c'ho un occhio che becco gli asparagi a dieci metri. Voi direte che non c'è paragone fra l'immortalità e gli asparagi, dimentichi però di quanto siano buoni gli spaghetti con gli asparagi. Sono molto buoni gli spaghetti con gli asparagi. Forse Leopardi avrebbe ribattuto che per la gioia di mangiare un piatto di spaghetti con gli asparagi ho pagato un caro prezzo: ho dovuto strappare dei teneri asparagi dal terreno sul quale crescevano quieti e ignari (non guardatemi così, era lui che diceva che camminando in un prato faccio del male perché calpesto l'erba), poi ho costretto un contadino a raccogliere il grano togliendogli una giornata che altrimenti avrebbe potuto passare con la sua famiglia, e così via finché il piatto arriva a me, inconsapevole ed ingrato fruitore degli sforzi altrui. Ma in verità (in verità vi dico) è proprio questo che Leopardi non ha capito: se tutto quello che rende felice me rende infelice qualcun altro e quello che non rende infelice qualcun altro rende infelice me, allora posso essere felice solo accettando l'infelicità generale. Il pensiero di Leopardi in sintesi potrebbe essere: "tutto finisce male, quello che non finisce male finisce comunque per morire". Il corollario che non ha dedotto è che allora la felicità sta nel comprendere la propria natura mortale e infelice così da riuscire ad accettare la quantità necessaria (perché inevitabile) di tristezza che accompagna la nostra vita. Non si può ridurre a zero il dolore che proviamo e che provochiamo nella nostra esistenza, l'unica cosa da fare è ricordarsi che è solo per poco.